Ferrucci dalle teste di Modì alla ricerca: “Le misi nel curriculum. Che risate con Umberto Veronesi”

(Adnkronos) – Non ha mai rinnegato quelle teste. Anche dopo, quando ha indossato il camice, "mai" le ha sentite né le ha viste negli occhi delle persone come qualcosa che sminuiva la sua "professionalità e la necessità di essere focalizzati su quel che si doveva fare". Essere stato 41 anni fa tra gli autori della 'beffa del secolo', come è stata battezzata, "non è un passato ingombrante, anzi. Io lo scherzo delle 'false teste di Modì' l'ho scritto fin dall'inizio persino nel mio curriculum", racconta Pier Francesco Ferrucci.
Il 'bad boy' passato alla storia con i suoi amici per la più grande 'fake news' involontaria della storia dell'arte, come si direbbe oggi, è diventato grande da tempo. Oggi è un oncoimmunologo di fama e presidente del Comitato scientifico della Fondazione Grazia Focacci, con cui è impegnato in diverse iniziative, come quella presentata al Pirellone a Milano: martedì 1 aprile – non a caso nel giorno dei 'pesci d'aprile', il più goliardico dell'anno – allo Sporting Club di Monza si terrà 'La beffa del secolo. Le teste di Modì tra scienza e Charity', una serata per condividere temi come prevenzione, ricerca e supporto ai pazienti oncologici e alle famiglie, partendo dalle storiche false teste di Modigliani. Quello scherzo epico di cui ancora si parla "è parte della mia vita – racconta Ferrucci, oggi in forze al gruppo MultiMedica – E ritenevo che in qualche modo caratterizzasse me e il mio percorso. Nel corso degli anni mi sono reso conto che poteva essere utilizzato anche per riunire persone con diversi interessi e di diversa estrazione e focalizzarle su qualcosa di più rilevante e importante, con fini più nobili": la ricerca sul cancro, le nuove frontiere delle terapie e la loro accessibilità per i pazienti. La reazione di chi leggeva quella riga fra le sue esperienze nei Cv? "E' sempre stata buffa e divertente", confessa a margine all'Adnkronos Salute. "Quando sono stato assunto all'Istituto europeo di oncologia di Milano, per esempio, Umberto Veronesi mi ha chiamato e abbiamo fatto un sacco di risate su questa cosa. A un certo punto riceveva talmente tante richieste di giornalisti che mi chiamò e disse con ironia: 'Allora la segretaria è mia, non posso metterla a rispondere a tutti quelli che chiedono di lei'. Era davvero un mito", sorride. Quando Ferrucci e i suoi amici concepiscono la burla delle false teste di Modì è l'estate del 1984. "A Livorno, la mia città natale, era stata organizzata una bella mostra di sculture prevalentemente di Modigliani. Ai tempi c'era la ricerca di queste teste che secondo una leggenda l'artista aveva gettato nel canale che circonda la città storica. In realtà pochi erano quelli che credevano veramente di poter trovare qualcosa. Livorno durante la guerra era stata praticamente distrutta e quei canali erano stati ripuliti e dragati diverse volte nel Dopoguerra, se veramente Modigliani avesse gettato delle sculture in quel canale chissà dove erano finite". Ma quella storia "aveva richiamato molto interesse intorno alla città. E noi che avevamo appena finito il liceo ed eravamo al primo anno di università (Ferrucci era iscritto a Medicina, ndr), quindi in una fase di goliardia totale, pensammo di far trovare qualcosa che assomigliasse alle sculture di Modigliani. Ma mai pensavamo che la nostra 'opera' potesse essere scambiata per qualcosa di autentico". Il resto è storia: "Pensavamo di finire sul giornale il giorno dopo e finita lì. Invece le cose sono andate diversamente. Siamo finiti alla Rai a replicare la testa di Modigliani in uno speciale che fu visto da 14 milioni di spettatori, in pratica una finale dei Mondiali di calcio", sorride. La saga delle false teste fece talmente scalpore che Ferrucci perse un anno e mezzo di università. "Fummo anche selezionati fra i giovani artisti europei e andammo in tournée a Barcellona, Parigi. Poi sono rientrato nei ranghi", spiega, "e ho avuto un percorso professionale che mi ha portato qui a Milano e che mi ha orientato molto sulla ricerca scientifica". Il suo passato resta lì alla luce del sole. "Con i miei pazienti talvolta è l'occasione per rompere il ghiaccio e per trovare subito una qualche affinità, un collegamento. Io ovviamente non mi paleso, rimango sulla parte professionale, ma magari sono le persone che hanno visto il collegamento, oggi fra social e web è facile, e finiscono per farmi qualche domanda anche su questo. E' un facilitatore del percorso – evidenzia – Io ne parlo con serenità, non faccio altro che raccontare due aspetti che mi hanno accompagnato da quando facevo l'università fino ad adesso. E' una condizione da cui non si esce. Che lezione di vita mi ha lasciato? Notevole: che dobbiamo essere sinceri, veri, trasparenti e se uno si comporta in modo consequenziale è difficile che venga strumentalizzato. Non l'ho mai vissuta come una cosa negativa". "La storia di per sé è semplice e poi è diventata enormemente d'impatto sulla società per eventi molto casuali – assicura – Anche se in Toscana l'evento non è stato superato per tanto tempo, ci sono stati dei tentativi di strumentalizzazione da più punti di vista (politico, economico), ai quali per fortuna noi non abbiamo mai prestato il fianco. Non avevamo nessuna posizione, eravamo dei ragazzi che volevano solo divertirsi. Ci sono state anche una serie di altre circostanze che si sono create, non ultimo il mio tentativo di partecipare a un concorso per un primariato a Firenze che è stato 'sabotato' proprio in virtù di questo scherzo di 40 anni prima. Questo – rimarca Ferrucci – per dire che certe cose sembrano superficiali, sembrano non avere impatto profondo, ma non è così. Io ho cercato di sfruttare questo impatto per far capire che possiamo finalizzare le nostre competenze e capacità per offrire anche un servizio. Per me il servizio era rendere utili le ricerche fatte in laboratorio, ma anche l'attività di supporto e clinica quotidiana". Oggi sul fronte della ricerca, assicura Ferrucci, "stiamo vivendo una vera rivoluzione che ci porta a usare farmaci ad azione immunologica, farmaci a target molecolare" contro il cancro. "Questa tecnologia estremamente utile è anche estremamente costosa e per renderla davvero fruibile è necessario informare le persone che possono averne bisogno, la società e la politica, per cercare di superare gli ostacoli che rendono irrealizzabili questi progetti. Nel nostro piccolo cerchiamo di aiutare questa combinazione, queste sinergie. Sarebbe bello", e c'è l'impegno per questo, "creare un percorso anche politico che possa permettere di creare una sorta di hub di riferimento, in modo anche da risparmiare risorse. Potrebbe essere un'evoluzione: rendere disponibili nuove terapie a più persone creando sinergie con diversi istituti. In Lombardia c'è un'enorme qualità, un po' dispersa nel territorio, e se si riuscisse a creare un focus sarebbe tutto anche più sostenibile". La serata dell'1 aprile, intanto, sarà dedicata al fund raising per sostenere la ricerca oncologica, progetto promosso dalla Fondazione Grazia Focacci di Milano, nata nel 2004 all'interno del 'Rotaract Club Milano Scala Manzoni' e trasformata in fondazione nel 2008, realtà che in questi anni ha promosso oltre 450 visite specialistiche e raccolto circa 400mila euro per borse di studio e progetti di ricerca in medicina molecolare. Sul palco Ferrucci sarà in compagnia di Michele Ghelarducci, un altro dei ragazzi del 1984 autori dello scherzo, ed è in programma anche l''incursione' del comico Antonello Taurino, che alla beffa del secolo ha dedicato una pièce teatrale ('Trovata una sega!'). "L'evento è, ancora una volta, la dimostrazione che il territorio è capace di fare sistema e creare sinergie", commenta il presidente del Consiglio regionale Federico Romani. "Questo progetto è infatti il risultato di una leale e aperta collaborazione tra la Fondazione Grazia Focacci, lo Sporting Club di Monza e Martina Sassoli", consigliera regionale brianzola. "Abbiamo scelto di legare la storia delle 'false teste Modì' a una causa di fondamentale importanza – evidenzia Sassoli (Lombardia Migliore) – la raccolta fondi per la ricerca oncologica. Così come nel mondo dell'arte è essenziale distinguere il vero dal falso, nella medicina la ricerca è l'unico strumento per distinguere tra speranza e incertezza, tra possibilità e impossibilità di cura". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)