La Croce Gloriosa dei Miracoli
Marco Manzo a Santa Maria dei Miracoli: Quando l’Arte e la Fede si Intrecciano, intervista a Padre Ercole Ceriani, rettore di Santa Maria dei Miracoli
Una straordinaria commistione di arte contemporanea e fede religiosa ha preso vita nella suggestiva cornice della chiesa di Santa Maria dei Miracoli, a Roma. L’evento, intitolato “Marco
Manzo a Santa Maria dei Miracoli”, ospita un percorso di installazioni curate dall’artista Marco Manzo, rinomato per il suo eclettismo artistico che spazia dal tatuaggio alla scultura.
Le opere esposte comprendono sia lavori già noti dell’artista, come le sculture in marmo bianco provenienti dalla Biennale di Venezia, sia creazioni inedite, tra cui spiccano la “Maddalena
Pacificata” e la “Croce Gloriosa dei Miracoli”. Quest’ultima, acquisita nel patrimonio artistico della chiesa, rappresenta un’imponente testimonianza di fede e rinascita.
Intervista a Padre Ercole Ceriani, Rettore della Chiesa di Santa Maria dei Miracoli
Abbiamo avuto il privilegio di intervistare padre Ercole Ceriani, il quale ha gentilmente accettato di condividere le sue impressioni su questa straordinaria unione tra arte e spiritualità
Padre Ercole lei ha fortemente voluto questa installazione nella sua chiesa e sarà celebrata la messa di Pasqua per la prima volta con la croce di Marco Manzo che rimarrà per sempre nel patrimonio artistico della chiesa, ci può spiegare il significato di questa croce e di questa prima messa pasquale con la croce dei miracoli?
Al centro della chiesa di Santa Maria dei Miracoli sta la croce Gloriosa, che si ripete come eco sull’altare, dove rimarrà anche dopo la conclusione dell’istallazione di Marco Manzo. In questa croce il decoro, segno distintivo di Marco Manzo, non è semplicemente inciso o applicato a una superfice, ma si evolve, trasformandosi in struttura, la struttura stessa della croce, che diventa così nella sua eleganza segno di grazia e di abbondanza, albero fiorito che tutto rigenera. Riprendiamo così una antica tradizione che possiamo ammirare nei mosaici dei catini absidali di molte chiese, proprio qui a Roma. Ci sono due tipi di croce: la croce della Passione, che rappresenta il Cristo sofferente e la croce Gloriosa: la Risurrezione rende il gesto d’amore di Cristo gesto salvifico, vincente su ogni forma di male. La croce Gloriosa canta questo gesto.
Ci può dire quali altre opere artistiche sono presenti all’interno della Chiesa?
Proprio a proposito di croci, mi sembra opportuno ricordare qui uno struggente esempio di croce della Passione, conservato nella chiesa di Santa Maria dei Miracoli, e cioè la croce bronzea di Pericle Fazzini (1913-1987), posta al centro della cappella orientale. Pericle Fazzini è l’autore della grande scultura dell’Aula Nervi che raffigura la Risurrezione.
Padre Ceriani, come è nata l’idea di ospitare le opere di Marco Manzo nella chiesa di Santa Maria dei Miracoli?
Le opere di Marco Manzo mi hanno colpito per il loro carico di umanità. Raccontano storie di tragedia e di dolcezza, storie di sopraffazione e di richiesta di aiuto, di crudeltà e di debolezza, di cinismo e di speranza. Sono le nostre storie, di sempre. Storie in cui Dio, tramite Gesù Cristo, è pienamente entrato e di cui si è fatto carico. Mi è sembrato naturale proporre a Marco Manzo di accompagnarle a testi biblici, che raccontano le stesse storie. Marco Manzo è pienamente entrato in questa visione. I testi sono soprattutto tratti da salmi. A questo immenso patrimonio abbiamo attinto e mi sembra che tutto funzioni molto bene. L’esperienza comune è stata intensa, sotto l’aspetto artistico e umano.
Come ha reagito la comunità religiosa all’allestimento delle opere di un artista contemporaneo all’interno della chiesa?
Qualche piccola resistenza e incertezza è stata alla fine superata dalla bellezza delle opere, che parlano un linguaggio universale che raggiunge il cuore di tutti.
Qual è il messaggio che sperate che i visitatori possano cogliere da questa mostra?
Che tutti si sentano coinvolti, raggiunti nelle lore esperienze di vita. Che nessuno si senta escluso. E che soprattutto capiscano e si lascino coinvolgere nella vicenda stessa di un Dio che tramite Gesù Cristo è entrato nelle nostre vite non per condannarle ma per redimerle.
Qual è stata la risposta della chiesa e delle istituzioni ecclesiastiche a questa iniziativa?
Il progetto è stato accolto con prontezza presso gli Uffici del Vicariato di Roma e sostenuto con convinzione. Anche la Soprintendenza ha subito concesso la necessaria autorizzazione. Il cammino è stato lungo, ma non ho trovato difficoltà, anzi sostegno.
Cosa auspicate che questa mostra possa lasciare come eredità per la comunità e per le future generazioni?
Sotto la grande croce posta al centro della chiesa è posta una scultura dolcissima (opera di Manzo) che noi abbiamo voluto chiamare “La Maddalena pacificata”. Nella storia dell’arte, Maddalena è sempre raffigurata piangente, sotto la croce come fuori dal sepolcro sigillato di Cristo. E in questa condizione la incontra anche il Risorto, che la chiama per nome. Possiamo pensare che le sue lacrime siano cambiate in lacrime di gioia e che il suo spirito abbia finalmente trovato pace. Rappresentarla così, sotto la croce trasfigurata in albero di salvezza, mi auguro possa essere messaggio di speranza per tutti coloro che vivono esperienze di esclusione o di dolore. Marco Manzo mi ripete la sua gioia (sua e dei “suoi”, come dice lui) per essere stato “accolto” dalla chiesa. In realtà la Chiesa non ha mai escluso nessuno. Ci possono essere stati, e permangono, dei malintesi, che si sciolgono come neve al sole sotto la croce di Cristo.