Operazione antidroga: arresto di un narcotrafficante messicano in Italia alimenta inchiesta internazionale

Un’operazione antidroga ha svelato una rete transnazionale attiva nel traffico di stupefacenti tra Messico e Stati Uniti, culminata nell’arresto di un esponente chiave in Italia.

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Un’operazione antidroga ha portato alla luce i meccanismi di un’organizzazione da anni attiva nel traffico di stupefacenti lungo la rotta Messico-Stati Uniti. Il sodalizio, ben organizzato e transnazionale, ha attirato l’attenzione delle autorità di vari paesi, in particolare dopo l’arresto di un suo esponente in Italia. Le indagini hanno rivelato un sistema di trasporti che sfruttava un’attività commerciale apparentemente legale per nascondere ingenti quantità di droga e denaro nel trasporto verso il Texas.

La rete di traffico di droga

L’organizzazione composta da criminali transnazionali si è strutturata per inviare grandi carichi di droga dagli Stati Uniti al Messico, utilizzando tir diretti al confine. In questi automezzi, non viaggiavano solo sostanze stupefacenti, ma anche grosse somme di denaro, con ghiotte previsioni di profitto per chi gestiva l’intero sistema. Gli autisti reclutati per questo servizio erano per lo più insospettabili, mantenendo un basso profilo mentre trasportavano le merci. Le autorità hanno constatato che il mercato degli stupefacenti negli States ha bisogno di un rifornimento continuo, e il mercato è realizzabile attraverso tali attività.

Grazie a una serie di sforzi investigativi, l’Fbi si è imbatuta in un sociogramma complesso, con diversi attori coinvolti nel traffico. Tra questi, sono stati identificati membri di una stessa famiglia che collaboravano attivamente. Le comunicazioni intercettate hanno rivelato che addirittura vi era una sorta di “compagnia” familiare dedita al traffico di cocaina, con riunioni anche virtuali per organizzare le consegne.

L’arresto di Josè Miguel Maya Zulaica

Nel novembre scorso, è stato arrestato in Italia Josè Miguel Maya Zulaica, conosciuto anche come ‘Mickey’ o ‘El Bebe’, un messicano di 35 anni risultato di particolare interesse per le autorità. La sua cattura è avvenuta in risposta a un mandato d’arresto emesso negli Stati Uniti, dove era accusato di associazione a delinquere finalizzata alla distribuzione e al possesso di cocaina. Le prove raccolte dai federali hanno mostrato un quadro dettagliato delle operazioni illecite, con Zulaica come un importante punto di contatto tra il Messico e il Texas.

Zulaica era assistito da un avvocato italiano, che ha preso in carico la difesa legale per contestare le accuse mosse contro di lui. Le autorità americane ora richiedono la sua estradizione per farlo rispondere di fronte alla giustizia statunitense, in quanto il suo ruolo nell’organizzazione sembrerebbe chiaro dalle indagini.

I collegamenti con il cartello e le operazioni di traffico

Le indagini hanno portato alla luce rapporti tra Maya Zulaica e lo zio ‘Mario’, ormai residente in Texas. Mario è stato indicato come un coordinatore delle operazioni negli Stati Uniti, e nei colloqui intercettati è stato evidenziato come fosse una figura centrale nei traffici. La messaggistica recuperata da dispositivi elettronici ha consentito di scoprire dettagli operativi significativi, come l’uso di linguaggi in codice e screenshot per facilitare gli incontri fra diversi membri del gruppo.

A febbraio 2023, le autorità hanno intercettato una spedizione di circa 28 chili di cocaina, trasportata da un corriere. Scoprendo altri carichi in Florida, Atlanta e Georgia, gli agenti hanno cominciato a costruire un profilo dettagliato dell’operatività del gruppo. A luglio, Mario è stato fermato in Texas con oltre 250.000 dollari in contante a bordo del suo veicolo, confermando la portata del traffico in corso.

Sono emerse anche informazioni su un laboratorio clandestino per la produzione di metanfetamina, situato nelle vicinanze di Houston. I messaggi tra Mario e Zulaica hanno messo in evidenza il potenziale legame fra la loro operazione e il Cartello del Golfo, con video di uomini armati che suggerivano collegamenti pericolosi. La complessità di questa rete criminale rappresenta un’importante sfida per le autorità, sia locali che internazionali, nella lotta contro il traffico di droga.

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